Alessandro Pica, nato a Modena il 26 agosto 1939, è uno di quegli artisti che l’elitarismo artistico che affolla i salotti pseudo radical chic della provincia italiana cerca di evitare e di ignorare, pur consapevole che nella stravaganza del personaggio e nella produzione talora ingombrante delle sue opere, qualcosa di talentuoso c’è. Eccome c’è! Infatti il mondo dell’arte, in tutte le sue forme, è sempre stato abitato da queste presenze nascoste, per propria volontà o per volontà altrui e, aggiungerei, tenute ai margini dalla cecità di una società mediocre ingabbiata da una “normalità” che condanna come eresia qualsiasi forma di diversità. Tuttavia tutto ha una logica misteriosa, incomprensibile per la ragione, ma percepibile all’occhio di chi l’arte, pur non sempre esprimendola, la porta in sé. Alessandro è figlio di quella media borghesia che avrebbe potuto assicurargli “l’ottima posizione” senza battere ciglio e senza alcuna difficoltà. Il padre era un alto ufficiale dell’esercito, medaglia d’oro al valor militare; la madre, figlia di un noto architetto, professore al Politecnico di Modena. Laureatosi in scienze politiche nei tempi prescritti, avrebbe potuto aspirare ad una brillante carriera, ma…ma certi amori possono essere crudeli quando la loro forza di seduzione è irresistibile. E la seduzione dell’arte annulla qualsiasi volontà di ribellione o di resistenza. Così è stato per lui. La creatività incontenibile di cui era pregno il suo essere gli comandava di esprimersi fin da bambino, con il disegno, con la pittura e soprattutto con la scultura. Si sarebbe definito uno scultore, infatti, in età adulta. Quasi invisibile in patria, riesce invece a farsi notare all’estero, senza tuttavia sfruttare le occasioni offertegli. Uomo dalla personalità indefinibile, sfuggente e scontrosa talvolta, aperta e solare talaltra, sembra non accorgersi che il mondo è ostile per chi vive di ideali, sicché la realtà finisce per rivelarsi spietata. Fortunatamente, per quanto spietata essa sia, non è mai riuscita né mai riuscirà a uccidere l’Arte. Perché l’Arte è bellezza e la bellezza è l’espressione di Dio nell’unive




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Guido Parisi