Zbiory oliwne w Venafro
A Santa Caterina ( 25 novembre) la pertica all’olivo. E’ il proverbio degli olivicoltori venafrani che meglio esprime l’opinione circa il momento della raccolta delle olive. Terminata la festa della vendemmia si aspettava il mese di novembre per iniziare quella delle olive. Al pari anche questa era una festa. “La raccolta (1) delle ulive è per Venafro tempo di continua e universale allegrezza; e chi nelle belle e tiepide giornate d’inverno, che qui non son rare, si reca a passeggiare per gli uliveti, li trova allietati di quasi tutto intero il nostro popolo e di molti che vi traggono dai circostanti paesi. Qua un gruppo di leggiadre forosette, che mentre intendono a raccogliere l’ulive, fanno risuonare della loro voce la selva ulivetata, ripetendo ora profani canzoni, ora inni devoti in rozzo stile di dialetto; là un gruppo di vispi garzoncelli che, sospesa per poco la loro occupazione, innocentemente si trastullano; e dove uno stuolo di gente di vario sesso ed età che,

adagiati a cerchio sull’erba si ristorano col cibo, e celiano e ridono; e dove un altro stuolo che silenziosamente raccolgono; e quali bacchiano, e quali riempiono i cesti, e quali trasportano le ulive raccolte; ed in tanta diversità di operazioni si legge in tutti gioia e riso.E a bel ragione il nostro popolo è lieto” . Con le descrizione del canonico Lucenteforte si capisce che si applicavano due metodi di raccolta l’abbacchiatura e la brucatura.

La giornata iniziava con la raccolta delle olive cadute a terra per l’attacco di funghi o insetti, per fortissimi e freddi venti o per anticipo di maturazione e si chiamava raccattatuta. Si passava poi all’abbacchiatura che consisteva nel percuotere con grosse pertiche i grondacci carichi di drupe. Spesso si usavano flessibili pertiche che percuotendo troppo i teneri e fruttiferi rametti li danneggiavano irrimediabilmente . I bravi abbacchiatori invece usavano canne che poco elastiche le battevano sui grossi rami con colpi secchi dal basso verso l’alto ad evitare danni allo scheletro della chioma.

Contemporaneamente con l’aiuto di scale in legno lunghe otto metri e di ganci sempre in legno chiamati localmente spidi si eseguiva la brucatura con le mani o con un piccolo pettine in ferro e la pianta veniva munta come si usa dire a Venafro. Gli anni non passano inutilmente e tutto cambia. In olivicoltura le storiche raccattature e abbacchiature non vengono più fatte e sono presenti in alta percentuale i pettini oscillanti costituiti da un organo bacchiatore , un’asta telescopica e un circuito pneumatico realizzando la raccolta agevolata.

Poco usato il gancio scuotitore.Non sono presenti macchine scuotitrici e macchine in raccolta continua utilizzate soltanto per gli oliveti ad alta densità. Nel passato venafrano i grandi proprietari terrieri amministravano la raccolta degli oliveti sostanzialmente con due tipi di patto che proponevano ai raccoglitori: o al terzo o ad olio. Nel primo patto il proprietario dietro stima fatta da pratici che venivano chiamati apprezzatori concedeva l’oliveto con il patto che tutto l’olio ottenuto avrebbe avuto la seguente divisione: 1/10 al frantoio , 2/3 al proprietario e 1/3 all’affittuario.Con il patto ad olio, molto aleatorio, l’affittuario doveva corrispondere al proprietario per ogni giornata di apprezzo dieci staia di olio pari a litri 100.Il patto degli ultimi anni è molto cambiato e le olive raccolte vengono divise tra proprietario e contadino a metà con spesa di frantoio uguale per ognuno.Le drupe raccolte nel passato venivano ammucchiate in locali di pianterreno e soltanto dopo molti giorni erano portate al montano o trappeto. La molitura odierna avviene nel giro di quarantotto ora con grande miglioramento della qualità.

[1] F. Lucenteforte Venafro-Monografia fisico- economico e morale 1877