Mssiè, bidon! Mssiè, bon bon! Mssiè, cadeau! Mssiè, bic! Le voci si levavano da gruppi di bambini seminudi, malnutriti, ma con occhi luminosi e sorrisi disarmanti. E piu’ che richieste di oggetti sembravano saluti di benvenuto, tanto sapevano che oltre qualche bidon (bottiglie di plastica vuote di acqua minerale per bianchi non avvezzi a bere la loro, di acqua), non avrebbero ottenuto che qualche sorriso. E tante foto. Da mostrare al ritorno agli amici, per stupirli con i colori, le atmosfere, i tramonti di quest’Africa cosi’ vicina eppure cosi’ irrimediabilmente diversa. E che resta al termine del viaggio, al ritorno ai propri agi ed alle proprie comode abitudini? Ricordi sfocati di poverta’ dignitose, sopportate fieramente da donne e uomini che lavorano con disagi incredibili una terra avara. La consapevolezza di non poter far nulla per modificare queste situazioni. E il chiedersi per quale incomprensibile motivo si sia nati dalla parte “giusta”.