Il dolore/Ból – di Enzo Ferrucci

Il dolore è spesso il vero protagonista dei racconti del nostro blog. Forse più di qualsiasi altra sensazione, sentimento o affini, esso è presente nella nostra vita. Lo è per tanti motivi, il primo tra tutti è quello di nascere e di morire in sua compagnia. Lo scrittore Enzo Ferrucci, che ci onora ancora una volta della sua collaborazione, ci riporta la storia di una giovane donna che perde il marito in un incidente. Una storia come tante, come se ne verificano probabilmente ogni giorno, ma con una sua singolarità per quel che accade in seguito a questa sventura. Ancora una volta l’autore riesce mirabilmente a coinvolgere il lettore nella sorprendente trama del racconto, regalandogli il piacere di estranearsi per qualche momento dalla realtà.

Grazie Enzo! Sei un pozzo di creatività,

Il testo è stato tradotto da Magdalena Ryder, nostra fidata e tenace collaboratrice.

Erano trascorse due settimane dal tragico accadimento, ma quel dolore non cessava, sembrava che fosse destinato ad accompagnarla per il resto dei suoi giorni, parte integrante di una vita diventata in un solo colpo vuota. I colleghi dello studio legale associato tutti i giorni le facevano sentire la loro vicinanza, cercavano di farle comprendere che un ritorno al lavoro le avrebbe giovato, almeno nel dissuaderla dai tristi ricordi, ma Antonietta preferiva restare tra le quattro mura dell’appartamento situato nella nuova zona residenziale del suo paesello d’origine. <<Non posso, non posseggo ancora la forza necessaria per ritornare. Capisco che sto mettendo in difficoltà tutti con la mia assenza, ma non ci riesco, lo sai il nostro è un lavoro fatto di concentrazione, trovare gli spunti giusti, e in questo momento la mia testa è vuota. Anzi ti pregherei di passare qui da me, ho alcuni faldoni da consegnarti delle vicende sulle quali stavo lavorando, e mi farebbe piacere se fossi tu a portarle a termine>> con queste parole si rivolgeva a Melina, una giovane avvocatessa con la quale aveva stabilito una forte intesa non solo lavorativa, diventandole amica e confidente. Quando conobbe Giacomo lui era un medico ginecologo affermato, godeva già di una certa nomea in provincia, e nacque un amore spontaneo. Un fidanzamento durato tre anni e culminato nel fatidico “si” pronunciato da entrambi in una chiesetta di montagna, tra amici e parenti lieti di festeggiare la novella coppia di sposi, a detta di tutti perfetta. Una compiutezza che andava ben oltre i canoni del piacere fisico, le loro menti si rifinivano in una simbiosi di anime da fare invidia a tutti. L’inizio di una favola destinata a durare il corso di una vita intera, ma che il destino aveva deciso di troncare dopo sette mesi dalle nozze. Rientrando da una conferenza, a causa di una distrazione, Giacomo ebbe un incidente automobilistico mentre percorreva l’autostrada del Sole, terminando la sua vita contro un guardrail tra le lamiere contorte della sua BMW. <<Figlia mia, così non puoi continuare, capisco che è difficile, il dolore non può buttarsi fuori in un solo istante, ma devi impegnarti a voltare pagina. Sei giovane, hai studiato tanto per diventare avvocato e raggiungere gli obiettivi che ti eri prefissa. Non puoi buttare tutto al vento!>> Tante volte le parole di sua madre erano state di aiuto a superare i momenti difficili, questa volta, però, anche i suoi sforzi apparivano vani. Antonietta preferiva restarsene da sola, sdraiata sul divano trascorreva ore intere a rivedere le foto fatte insieme a Giacomo. Quelle del viaggio di nozze a Sharm el-Sheikh erano quelle più riviste, e ogni volta notava particolari mai notati in precedenza. Era bellissimo, il tipo di uomo che aveva sempre sognato prima di incontrarlo: il fisico atletico, la voce profonda, la risata prolungata, il modo di muovere le mani ad accompagnare i discorsi, tutto le mancava di lui. Era facile convincerla con le parole a voltare pagina, ma nella realtà il libro era fermo sull’ultima pagina e voltarla significava chiudere la partita della vita. Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano. Dietro la tenda della finestra osservava la strada animata dalle persone che si recavano al mercato settimanale, il piazzale, dove si teneva tutti i venerdì, distava un centinaio di metri e in lontananza era possibile scrutare i variopinti tendoni delle bancarelle. Accompagnò con lo sguardo le manovre dell’utilitaria di sua madre mentre parcheggiava e si allontanò dalla vetrata per aprire il portoncino quasi volesse anticipare lo stridere del campanello. <<Hai bisogno di qualcosa?>> chiese Anna varcando l’uscio. <<No mamma, grazie, non mi manca nulla>> <<Ieri ho fatto visita al cimitero alla tomba dei nonni, e prima di andar via mi sono recata su quella di Giacomo per deporre dei fiori freschi. Ho trovato delle rose rosse bellissime. Sette rose davvero molto belle che qualcuno aveva posato il giorno precedente o qualche ora prima>> Una notizia alquanto curiosa, Giacomo non aveva né parenti né amici in quel paesino di provincia, una o più persone giunte da fuori per far visita al sepolcro, di sicuro non lei che dal giorno in cui si era tenuto il funerale non aveva ancora trovato il coraggio per recarsi lì. Le rose rosse erano i fiori preferiti da Giacomo, non mancava occasione per accompagnarle ad un regalo per lei. Sul chi potesse essere il visitatore sconosciuto accompagnò i pensieri di Antonietta per il resto della giornata e il mistero si infittì quando la settimana successiva si ripeté la cosa. Pensò persino ad una trovata da parte della madre per farla uscire di casa, ma Anna non sapeva che fossero i fiori preferiti da Giacomo. La mente non è un vaso da riempire, ma un vaso da accendere e l’enigma accompagnò le notti insonni fino a farle prendere la decisione di recarsi al cimitero il mercoledì successivo. Sostò l’auto nel parcheggio e restò lì ad aspettare che accadesse qualcosa. In cuor suo cercò di tenere lontano il pensiero che si trattasse di una donna, ma alla fine, inconsciamente, fu la ragione principale del perché si trovasse lì. Dopo circa un’ora un’auto di grossa cilindrata entrò nel parcheggio, trovando posto a meno di dieci metri da lei. Al volante un uomo impegnato a conversare in viva voce come era comprensibile dal suo gesticolare. Antonietta sapeva che quel posto era usato dalle coppie clandestine per incontrarsi. Uno dei due lasciava nel parcheggio l’auto e poi proseguivano in uno degli alberghi ad ore diffusi in quella zona fatta di campagna e paesini ben collegata alla rete autostradale. Non aveva dubbi che l’uomo stesse aspettando l’arrivo della sua amante e come lei restava nell’auto continuando a dialogare con il suo interlocutore. La situazione durò un quarto d’ora, dopo di ché lui aprì la portiera e posò i piedi a terra per sgranchirsi le gambe. Aveva i capelli brizzolati, la montatura color oro degli occhiali risaltava su un viso tondeggiante e vestiva in modo elegante con i pantaloni a sigaretta di un grigio chiaro che scendevano sotto la giacca di colore blu. Aprì il porta baule dell’automobile come se volesse controllare qualcosa, e il respiro di Antonietta le si fermò in gola quando vide estrarre un mazzo di rose rosse. Quando l’uomo si avviò verso il cancello secondario del cimitero che dava sul parcheggio, aspetto qualche minuto prima di prendere la decisione di seguirlo. Lo raggiunse quando lui aveva già deposto le rose sulla tomba di Giacomo e in una mano teneva quelle vecchie da gettare nella cassettiera dei fiori appassiti. Forse si trattava di un amico di Giacomo, il suo viso le era familiare, ma non lo ricordava tra gli invitati al matrimonio. Lui, invece, quando vide sbucare Antonietta restò turbato e quando lei le fu vicino la salutò chiamandola per nome. <<Buongiorno Antonietta>> disse palesando gli occhi lucidi. <<Buongiorno a te, anche se non conosco il tuo nome>> <<Scusa, è vero, non mi sono presentato. Mi chiamo Gianpiero, Giacomo non ti ha mai parlato di me, e conoscerci in questa simile circostanza è alquanto irreale>> <<Non ti nascondo che tra le tante ipotesi fatte in questi giorni riguardo alle rose rosse sulla tomba di mio marito, quella che più stava facendosi strada era la presenza di un’altra donna nella vita di Giacomo>> <<Posso garantirti che lui ha amato una sola donna in vita sua, e quella donna sei tu!>> <<Come puoi affermarlo indiscutibilmente?>> <<Giacomo ha amato soltanto noi due>> A questa affermazione Antonietta restò di sasso. <<Spiegati meglio, in che senso ha amato solo me e te?>> <<Io e Giacomo avevamo una relazione da sette anni, questo era il settimo anno del nostro amore. A lui non interessavano le donne, fino al giorno in cui ha conosciuto te. Ci sono stati momenti in cui voleva confidarti la cosa, ma la paura di perderti per sempre prendeva il sopravvento. Non ho avuto la forza di essere al matrimonio, ma ho vissuto per intero il vostro viaggio di nozze>> Ecco il viso familiare di Giampiero, Antonietta l’aveva intravisto nelle foto. Lo sconosciuto che appariva in molti scatti sullo sfondo non era una semplice coincidenza. Si trovava in quel posto e in quel momento per un motivo ben preciso, viversi la luna di miele del suo amante. Ad un tratto Giampiero scoppiò in lacrime, e incurante di macchiarsi i pantaloni, si sedette sul bordo che delimitava l’aiuola. Antonietta fu presa da un gesto di pietà e si accovacciò a confortarlo. La vita giocava davvero un brutto scherzo: erano mesi che le persone intorno a lei cercavano di consolarla dal suo dolore, una inversione di ruoli non immaginabile in un breve lasso di tempo. Giacomo dalla foto laterale alla lapide sembrava osservarli con il caratteristico sorriso stampato in viso. <<La colpa per la morte di Giacomo è soltanto mia. Il giorno dell’incidente non doveva partecipare a nessun convegno, ci siamo incontrati a casa mia, e dopo aver fatto l’amore è nata una discussione. Lui ti amava tanto, ma non voleva rinunciare alla nostra storia. Dal punto di vista mio esigevo soltanto che lui prendesse una decisione, per sempre, vivere con un piede in due scarpe da parte sua non era giusto per nessuno. Continuammo a litigare per telefono fino al momento in cui la corsa della sua auto è finita contro il guardrail>> Antonietta restò muta, non aveva parole da dire né lacrime da versare. Si, forse desiderava abbandonarsi in un lungo pianto, ma era arida come la sabbia del deserto. Presero la via del ritorno, lei lo aiutò ad alzarsi, e prima di imboccare il vialetto dell’uscita si voltò lanciando un ultimo sguardo alla foto sorridente di Giacomo. Il destino aveva giocato con lei in modo beffardo. Giampiero andò via e lei restò a riflettere per un bel po’ prima di avviare il motore per far ritorno a casa dove un dolore, seppur diverso, l’attendeva.

Ból
Minęły już niemal dwa tygodnie od czasu, kiedy wydarzył się ten tragiczny wypadek, jednakże ból wciąż nie ustawał, zdawało się, że będzie jej towarzyszył przez resztę dni, że już zawsze stanowić będzie integralną część jej życia, które w jednym momencie, zupełnie niespodziewanie, stało się wielką pustką.
Każdego dnia mogła liczyć na wsparcie swoich kolegów z kancelarii adwokackiej, w której pracowała, bez skutku próbowali przekonać ją, że powrót do pracy dobrze jej zrobi, pozwoliłby jej choć trochę zapomnieć o przykrych wspomnieniach. Antonietta jednak wolała zostać sama w czterech ścianach mieszkania usytuowanego w nowej dzielnicy mieszkalnej swojego rodzinnego miasteczka.

<<Nie mogę, nie jestem jeszcze wystarczająco silna, aby wrócić. Rozumiem, że moja nieobecność stawia cały zespół w trudnej sytuacji, ale naprawdę jest jeszcze za wcześnie, nie dam rady. Wiesz dobrze, że nasza praca wymaga dużej koncentracji, kreatywnego myślenia, a moja głowa w tym momencie jest zupełnie pusta. Błagam, podjedź do mnie w wolnej chwili po dokumenty do sprawy, nad którą ostatnio pracowałam, byłabym ci wdzięczna gdybyś je uzupełniła>> tymi słowami zwróciła się do Meliny, pewnej młodej adwokatki, z którą dobrze dogadywała się nie tylko na gruncie służbowym, ale i prywatnym. Łączyły je przyjacielskie stosunki.
Kiedy poznała Giacomo, był on uznanym ginekologiem na prowincji i już wtedy cieszył się dobrą reputacją. Miłość między nimi narodziła się spontanicznie. Okres narzeczeństwa trwał trzy lata, który zakończył się nieuniknionym „tak” wypowiedzianym przez obojga w małym górskim kościółku, w towarzystwie najbliższych przyjaciół i krewnych cieszących się szcęściem młodej pary, która pod każdym względem była dla nich doskonała. Ich jedność wykraczała daleko poza kanony piękna fizycznego, ich umysły łączyły się w symbiozie dusz, czego zazdrościli im inni. Wydawało się, że ich bajkowe życie będzie trwać przez całe życie, ale los zdecydował się zakończyć go siedem miesięcy po ślubie. Pewnego dnia, Giacomo wracał z konferencji autostradą del Sole. W pewnym momencie, z niewyjaśnionych przyczyn, ale najprawdopodobniej przez moment nieuwagi, Giacomo spowodował wypadek samochodowy, zjeżdżając z drogi i uderzając w barierki, w wyniku którego poniósł śmierć na miejscu w zgniecionym wraku swojego BMW.
<< Córko moja, nie możesz tak dalej żyć, wiem, że jest ci ciężko, bólu nie da się pozbyć w jednej chwili, ale musisz nauczyć się przewrócić kolejną kartkę książki i iść na przód. Jesteś jeszcze młoda, włożyłaś dużo wysiłku, aby skończyć studia prawnicze i osiągnąć wyznaczone sobie cele. Nie możesz tego wszystkiego zaprzepaścić!>>
Wiele razy słowa pocieszenia matki były dla niej wsparciem w trudnych chwilach, jednak tym razem i one wydawały się daremne.
Antonietta wolała być sama, spędzając długie godziny na sofie i oglądając wspólne zdjęcia z Giacomo. Najczęściej oglądała te z podróży poślubnej do Sharm-el-Sheikh, i za każdym razem kiedy brała je do ręki, dostrzegała szczegóły, na które nigdy wcześniej nie zwracała uwagi. Był bardzo przystojny, był typem mężczyzny o jakim zawsze marzyła zanim go jeszcze spotkała: wysportowany, głęboki męski głos, nieschodzący z twarzy uśmiech, sposób poruszania rękami w czasie prowadzonych dyskusji……brakowało jej tego wszystkiego.
Teoretycznie łatwo było ją przekonać do przewrócenia kolejnej strony księgi jej życia, ale w rzeczywistości nadal znajdowała się w tym samym miejscu, bo przecież oczywiste jest, że przewrócenie strony oznaczałoby dla niej zamknięcie pewnego rozdziału. Ludzie potrafią dawać innym rady i pocieszać w bólu, szczególnie wtedy, kiedy nigdy wcześniej sami nie doświadczyli niczego podobnego. Zza firany w oknie obserwowała pełną ludzi ulicę udających się na cotygodniowy, piątkowy targ na oddalony o sto metrów plac z kolorowymi markizami straganów.
Na parkingu spostrzegła podjeżdżający samochód swojej matki. Po towarzyszeniu jej swoim wzrokiem w trakcie manewrów parkingowych, odsunęła się od okna, aby otworzyć drzwi, jakby przewidywała, że za chwilę rozlegnie się dźwięk dzwonka.
<<Potrzebujesz czegoś?>> zapytała Anna przekraczając próg mieszkania.
<<Nie mamo, niczego nie potrzebuję, dziękuję ci>>
<< Wczoraj byłam odwiedzić grób dziadków, ale zanim wyszłam z cmentarza poszłam jeszcze do Giacomo zanieść świeże kwiaty. Na grobie zastałam przepiękne czerwone róże. Siedem naprawdę pięknych róż, które ktoś musiał przynieść wczoraj, albo kilka godzin przede mną.>>
Wiadomość była o tyle ciekawa, że Giacomo nie miał w tej małej prowincjonalnej miejscowości ani żadnej rodziny, ani przyjaciół, którzy mogliby odwiedzić grób. A już na pewno nie była to ona, która od czasu pogrzebu nie znalazła jeszcze w sobie wystarczająco dużo siły, aby się tam udać. Czerwone róże były ulubionymi kwiatami Giacomo i za życia nie przepuścił on żadnej okazji, aby ją nimi obdarować. Resztę dnia Antonietta spędziła na zastanawianiu się, kim mogłaby być ta tajemnicza osoba. Zagadka stała się jeszcze większa, kiedy okazało się, że ta sama sytuacja powtórzyła się w następnym tygodniu. Pomyślała nawet, że to może być jakiś podstęp ze strony matki, próbującej wyciągnąć ją z domu, ale Anna nie mogła wiedzieć, że to były ulubione kwiaty Giacomo. W związku z tym, że umysł nie jest naczyniem do napełnienie lecz naczyniem do rozpalenia, zagadka ta towarzyszyła jej podczas bezsennych nocy, aż w końcu podjęła decyzję odwiedzenia cmentarza w najbliższą środę. Zaparkowała samochód na parkingu i została tam, czekając, aż coś się wydarzy. W głębi serca starała się oddalać od siebie myśli, że mogłaby to być jakaś kobieta, ale ostatecznie, w jej podświadomości właśnie to było powodem, dla którego zdecydowała się tam przyjechać. Po około godzinie na parking wjechał duży samochód, parkując niecałe dziesięć metrów od niej. Za kierownicą siedział mężczyzna rozmawiający przez zestaw głośnomówiący, na co wskazywała jego mowa ciała. Antonietta dobrze wiedziała, że to popularne miejsce dla par chcących spotkać się potajemnie. Jedno z nich zostawiało swój samochód na parkingu, po czym udawali się wspólnie do jednego ze znajdujących się w pobliżu hoteli na godzinę rozrzuconych na tym obszarze składającym się ze wsi i miasteczek dobrze połączonych z siecią autostrad. Nie miała wątpliwości, że mężczyzna czeka na swoją kochankę pozostając tak jak ona w samochodzie, kontynuując dialog przez telefon ze swoim rozmówcą. Po upływie kwadransa mężczyzna wysiadł z samochodu przeciągając się jakby próbował rozprostować kości. Miał siwe włosy, złote oprawki odróżniały się od jego okrągłej twarzy, ubrany był elegancko w szare cygaretki wypadające spod niebieskiej marynarki.
Otworzył drzwi bagażnika samochodu jakby chciał coś sprawdzić. Widząc jak mężczyzna wyjmuje z niego bukiet róż sprawił, że Antonietta z wrażenia straciła oddech. Jakby powietrze utknęło w gardle nie mogąc się stamtąd wydostać. Kiedy mężczyzna ruszył w stronę drugorzędnej bramy cmentarnej wychodzącej na parking, odczekała kilka minut zanim zdecydowała się pójść za nim. Dogoniła go, kiedy już zdążył włożyć świeże kwiaty do wazonu na grobie Giacomo, a te stare trzymał w ręku, aby wyrzucić do kontenera na zwiędłe rośliny.
Może to jeden z przyjaciół Giacomo, ale choć twarz jego wydawała się jej znajoma, nie kojarzyła go z pośród gości weselnych. On sam widząc Antoniettę zmieszał się lekko, jednak kiedy podeszła do niego, przywitał ją po imieniu.
<<Dzień dobry Antonietta>>powiedział odsłaniając swoje błyszczące oczy.
<<Dzień dobry, nawet jeśli nie znam twojego imienia.>>
<<Przepraszam, racja, nie przedstawiłem się. Mam na imię Gianpiero, wiedząc, że Giacomo nigdy nie wspominał ci o mnie, poznając cię w takich okolicznościach, wydaje się być nierealne.>>
<<Nie będę ukrywać, że wśród wielu hipotez wysuwanych w ostatnich dniach na temat czerwonych róż na grobie mojego męża, ta, która przebijała się najmocniej , to obecność innej kobiety w życiu Giacomo.
<<Z całą pewnością mogę ci zagwarantować, że Giacomo kochał tylko jedną kobietę w swoim życiu, a tą kobietą jesteś ty!>>
<<Skąd masz taką pewność?>>
<<Giacomo kochał tylko nas dwoje.>>
To wyznanie totalnie oszołomiło Antoniettę.
<<Wyjaśnisz mi lepiej, w jakim sensie Giacomo kochał ciebie i mnie?>>
<<Tworzyliśmy parę z Giacomo od siedmiu lat, do był siódmy rok naszej miłości. Nie zwracał uwagi na kobiety, aż do momentu kiedy spotkał ciebie. Kilka razy chciał ci wyznać prawdę, ale strach przed utratą ciebie na zawsze, wziął górę. Nie miałem sił aby przyjechać na wasz ślub, ale za to towarzyszyłem wam podczas całego miesiąca miodowego.>>
To właśnie stąd twarz Giampiero wydawała się jej znajoma! Widziała ją na oglądanych zdjęciach z podróży!
Nieznajomy, który pojawiał się na wielu zdjęciach w tle, nie był tam tylko przypadkiem. Pojawiał się w tych miejscach i w tym czasie z bardzo konkretnego powodu. Chciał zwyczajnie uczestniczyć w miesiącu miodowym swojego kochanka.
Niespodziewanie Giampiero wybuchł płaczem i nie zważając na poplamienie spodni, usiadł na krawędzi kwietnika. Antonietta tknięta uczuciem litości, ukucnęła obok niego, aby go pocieszyć. Życie naprawdę wywinęło jej niezły żart: od dłuższego czasu ludzie próbują pocieszyć ja w bólu, co za nieprawdopodobne odwrócenie ról zaledwie w kilka chwil. Z bocznego zdjęcia nagrobka spoglądał na nich Giacomo z typowym dla siebie uśmiechem na twarzy.
<<Winę za śmierć Giacomo ponoszę tylko ja. W dniu wypadku nie musiał uczestniczyć w żadnej konferencji. Spotkaliśmy się w moim domu i po naszym akcie miłosnym wywiązała się dyskusja. On bardzo cię kochał, ale jednocześnie nie chciał zrezygnować z nas. Z mojej strony wymagałem od niego tylko i wyłącznie podjęcia raz na zawsze jakiejś decyzji. Życie z przysłowiową jedną nogą w dwóch butach nie było uczciwe wobec nas wszystkich. Kontynuowaliśmy naszą kłótnię przez telefon, aż jego samochód wpadł w barierki.>>
Antonietta milczała, nie mogła znaleźć ani słów, które mogłaby wypowiedzieć, ani łez do płakania. Tak, może i chciała popaść w rozpacz, ale była sucha jak piach na pustyni. Pomogła mu wstać, aby udać się w drogę powrotną na parking. Przed odejściem, odwróciła się, aby raz ostatni spojrzeć na uśmiechnięte zdjęcie Giacomo. Los igrał z nią w kpiący sposób.
Giampiero odjechał, a ona sama jakiś czas jeszcze została nieruchoma, oddając się długiej refleksji zanim odpaliła samochód, aby wrócić do domu, gdzie czekał ją ból, aczkolwiek już inny.

Traduttrice Magdalena Ryder

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