Cari amici e lettori, sapete da tempo che il nostro blog accoglie le voci più diverse e noi siamo tanto contenti di essere diventati in così breve tempo il punto di incontro e di riferimento per coloro che vogliono esprimere non soltanto il loro amore per la Polonia e l’Italia, ma anche esternare e condividere con la nostra comunità, ormai numerosa ed eterogenea, le proprie esperienze di vita, i propri sentimenti, le proprie considerazioni. Sapete anche che tutto quello che è stato scritto e riportato in questi due anni ha suscitato interesse e curiosità ravvivando i nostri incontri con dibattiti spesso molto animati. Grazie per tutto questo. Oggi abbiamo scelto di pubblicare l’esperienza di una ragazza italiana che da qualche anno opera come volontaria a Katowice. Una storia apparentemente semplice, ma ricca di implicazioni interiori e spirituali che avvolgono e coinvolgono in quanto a positività e bontà le tantissime persone che nel quotidiano hanno a che fare con lei e con l’opera che ella svolge. Non diciamo di più.

Grazie Mariachiara! Sei un faro di speranza in questo mare di disperazione che ci aggredisce e grazie, poi, di onorare l’Italia in terra straniera con tanta degnità.
La mia esperienza in Polonia
Mi chiamo Mariachiara Barra e ho 29 anni. Sono italiana ma vivo a Katowice, Polonia, da quasi 4 anni.
Sono arrivata a Katowice all’inizio del 2017, dopo essermi laureata in Lingue per le Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Miano. Lasciare l’Italia non era un obiettivo che mi ero prefissata. Avevo già vissuto varie brevi esperienze di lavoro e volontariato all’estero molto positive, ma avevo sempre pensato di rimanere stabilmente in Italia.
Durante i miei studi avevo cominciato a lavorare come insegnante di Lingue straniere presso un centro studi della mia città d’origine, Novate Milanese, in provincia di Milano. Il lavoro mi piaceva, ma cercavo qualcosa di più stimolante. Fra le proposte lavorative che ho ricevuto dopo la laurea, non ne ho trovata nessuna che rispondesse al mio desiderio di crescita né mi motivasse a lasciare il mio precedente lavoro. Dopo qualche mese, ho spostato la mia attenzione sull’estero e, su suggerimento di un’amica, ho fatto domanda per partecipare ad un programma di volontariato europeo che mi ha permesso di trascorrere un anno come volontaria nella stessa Associazione (Bona Fides) in cui ora sono Coordinatrice di progetti internazionali di volontariato. Durante il mio primo anno in Polonia ho avuto tutto il tempo di riflettere sul mio cammino e sui miei obiettivi di vita, apprendendo nel frattempo competenze utili e scoprendo poco a poco la cultura che mi ospita. Con il tempo il legame con la Polonia si è rafforzato e, alla fine della mia esperienza di volontariato, la scelta di rimanere in Polonia era ormai chiara.
Il lavoro che Bona Fides mi ha offerto è pieno di sfide, non da ultimo legate alle difficoltà lingua polacca: lavoro principalmente in inglese, ma spesso anche in polacco, che parlo e comprendo ad un livello piuttosto soddisfacente (anche se non altissimo). La mia occupazione è anche ricca di allettanti momenti in cui posso plasmare e migliorare la mia personalità e professionalità. Ho anche avuto la fortuna di ricevere la proposta di lavorare come insegnante di conversazione in Italiano all’Università Economica di Katowice, che ho accettato volentieri come secondo impiego. Questo è il mio terzo anno di insegnamento. Il mio capo e i miei colleghi mi hanno effettivamente dato la possibilità di mettere in pratica le mie abilità e hanno avuto fiducia nelle mie capacità.
Katowice è adesso la mia prima casa, anche se il desiderio di poter tornare a vivere in Italia, quando sarà il momento, aspetta soltanto di essere realizzato. Nonostante il clima sempre troppo poco soleggiato, il freddo (che probabilmente non imparerò mai a sopportare) e l’alto livello di inquinamento di questa città, amo Katowice perché mi ha dato la possibilità di formarmi professionalmente e di apprendere a camminare sulle mie gambe, con le opportunità e le sfide di una vita all’estero. Mi sento integrata: a Katowice sto costruendo una carriera professionale che mi piace, coltivo le mie passioni (canto nel coro dell’Università Economica di Katowice), ho tanti amici internazionali e prendo parte alla vita della città partecipando ad eventi locali e momenti di integrazione per Italiani e stranieri, e organizzando piccoli eventi caritatevoli per le famiglie più bisognose della regione.
A Katowice, infatti, mi sono sentita accolta sia dai Polacchi che dall’ampia comunità di stranieri che vengono da diversi paesi del mondo. Pur soffrendo la solitudine che chiunque può
sperimentare durante la propria esperienza all’estero, ho da subito sentito un senso di appartenenza alla città e ai suoi abitanti. Un riferimento molto importante è senza dubbio rappresentato dalla bella e vivace comunità di italiani risiedenti a Katowice. È confortante, rallegrante e fortificante sentire la cultura e la mentalità del Bel Paese nelle risate degli Italiani che incontro a Katowice: sembra davvero di essere a casa.
I Polacchi sono persone con cui non è sempre immediato entrare in confidenza. Una volta raggiunto il livello di amicizia (molto più profondo rispetto al concetto italiano) i Polacchi sono dolci e disponibili. Lavorare e collaborare con loro non è semplice in molti casi, per via della loro mentalità un po’ ottusa e quadrata, ma sto imparando ad adattarmi (ci vuole tempo!) e ad apprezzare i loro metodi e le loro strategie lavorative.
Posso affermare con certezza e felicità che l’esperienza in Polonia mi ha cambiato la vita. Vivere qui non è sempre così semplice, ma dà senz’altro tanta soddisfazione. Vero è che ancora non so se rimarrò qui per tutta la vita: forse un giorno il richiamo del Paese del Sole moltiplicherà la sua eco fino a farmi tornare definitivamente in Italia. Fino a quel momento, cercherò di godere della mia vita in Polonia con quelle positività ed energia tipicamente italiane.
Mariachiara Barra