L’Italia di Alexandra

Ho insegnato la lingua italiana in mezzo mondo, ad est e ad ovest, per cui adesso che riguardo il mio passato e le mie esperienze con più attenzione, faccio riflessioni e considerazioni che prima non mi passavano per la mente. E’ noto che noi italiani siamo piuttosto pigri per quanto riguarda l’apprendimento delle lingue straniere. A parte i privilegiati che abitano nelle zone di confine dove parlare due o tre lingue fa parte della normalità, non possiamo dire lo stesso per tutta la popolazione italica. Ma non siamo gli unici ad avere questa pecca. Gli inglesi, ad esempio, che io conosco molto bene, sono peggio di noi. Mentre sulle vette dei più talentati metterei senza dubbio slavi e baltici. In Lituania avevo studenti che parlavano fluentemente otto e più lingue. In quanto alla Polonia, fui piacevolmente sorpreso, quando misi piede nel dipartimento di italianistica di Sosnowiec, nel lontano 2003, di constatare una competenza linguistica molto avanzata. Adesso che gestisco questo blog, il cui scopo è principalmente culturale, voglio dare spazio a persone, conosciute e sconosciute, che in un modo o nell’altro, considerano l’Italia come la loro seconda patria. Chiunque voglia sfogliare il blog, di questi appassionati, può incontrarne parecchi. Oggi è la volta della professoressa universitaria Alexandra Krauze-Kolodziej, che ha avuto la gentilezza di concedermi una intervista in cui cerco di carpire le vere ragioni del suo interesse e amore per l’Italia in genere.

Grazie Alexandra! Il tuo contributo è di grande importanza per la nostra comunità.

Guido Parisi

1 Da che cosa nasce il tuo interesse per l’Italia?

Il mio amore per l’Italia e la lingua italiana è nato senza dubbio dall’amore per l’arte di questa nazione. Infatti non sono solo italianista, ma anche storica dell’arte, e nel corso dei miei studi su questo tema ho deciso subito che mi sarei voluta recare in Italia con una borsa di studio Erasmus per poter approfondire i miei studi sull’arte. È così che ho iniziato a studiare e a imparare l’italiano: sapevo che per qualificarmi alla borsa avrei dovuto superare un esame di lingua. Durante le vacanze estive del 2007 ho iniziato un corso intensivo di lingua italiana, e a febbraio dell’anno dopo ero già a Roma. Ed è cominciato tutto… L’Italia mi ha talmente coinvolto che è stato per me un piccolo dispiacere “abbandonare” lo studio esclusivo dell’italiano per dedicarmi al mio dottorato della storia dell’arte; nello stesso tempo, allora ho iniziato anche il mio secondo ciclo d’italianistica.

2) La prima volta che sei stata in Italia, le tue aspettative sono state esaudite o disattese?

A dire il vero né l’uno né l’altro. Amo l’Italia così com’è, da un lato corrispondente agli stereotipi comuni su un paese straordinario, pieno di sole, di ottima cucina e di bella musica, e dall’altro, un paese pieno di contrasti, problemi sociali, incomprensioni e difficoltà. Amo l’Italia probabilmente anche per questo: qui sia la “bellezza” che la “bruttezza” sono reali e piene di emozioni. Il mio primo più lungo soggiorno in Italia, durante la borsa di studio Erasmus, non mi ha fatto cambiare opinione o indirizzo di studio, anzi! Mi ha fatto provare un irresistibile desiderio di conoscere il “cuore dell’Italia”, comprenderne la diversità, conoscerne la storia della Penisola e la letteratura, la musica o più in generale la cultura che ha influenzato gli italiani contemporanei. Forse è qui che è stato decisivo il mio approccio di ricercatore dell’Antichità e del Medioevo, da sempre affascinato dalla storia d’Italia.

3) Potresti brevemente descrivere quali sono gli aspetti negativi che ti hanno maggiormente infastidita o delusa?

Come ottimista, cerco di vedere principalmente i lati positivi dei luoghi in cui mi trovo e delle persone che incontro. Comunque… come storico dell’arte che ama visitare e conoscere luoghi diversi, soprattutto quelli meno accessibili ai turisti, ho constatato più volte che non tutti i posti meravigliosi in Italia, che sono senza dubbio i luoghi meritevoli del titolo di patrimonio mondiale, sono trattati con il dovuto rispetto e adeguatamente protetti. Certo, i più famosi sì, ma molti siti, soprattutto quelli archeologici, aspettano ancora una protezione adeguata. Sarebbe un vero peccato se tali monumenti venissero perduti. Questo è ciò che mi ferisce di più quando visito l’Italia e vedo questa sorte di “antieconomicità” artistica. E si nota anche che non tutti gli italiani apprezzino la grandezza della storia e della letteratura e la forza della tradizione del loro paese, ma… lo stesso accade oggi spesso anche in Polonia. Penso che questo sia, in una certa misura, un segno dei nostri tempi. Tuttavia, sono piena di ammirazione per gli italiani, e conosco molte persone che combattono per la conservazione delle tradizioni, proteggono i monumenti, li studiano, rendono popolare la conoscenza dell’arte della Penisola, sebbene allo stesso tempo siano anche persone molto aperte alle altre culture. Uno non esclude l’altro. Dopo tutto, è la nostra tradizione che ci permette di conoscere ed esplorare le tradizioni di altri popoli.

4) In che cosa, secondo i tuoi punti di vista, gli italiani sono diversi dai polacchi?

Generalmente, mi sembra che polacchi e italiani abbiano molte caratteristiche in comune. Siamo nazioni orgogliose sensibili all’arte e alla bellezza. Ciò che mi affascina degli italiani è la capacità di godere dei più piccoli momenti: assaporare il gusto del caffè, un momento di conversazione con un vicino o i raggi del sole caldissimo. È davvero stimolante. Ciò che affascina anche dell’Italia è l’energia pulsante e la straordinaria capacità di esprimersi con emozioni e gesti. Mi è sempre piaciuto molto questo aspetto degli italiani. Penso di essere persino riuscita a prendere un poco di questo “modo energico di comunicare”: infatti è piuttosto raro che uno dei miei studenti “dorma” durante le mie lezioni 🙂

5) Dal punto di vista della lingua quali sono state le difficoltà che hai incontrato? Hai avuto modo di ascoltare dialetti o lingue regionali? Secondo te, per una studiosa polacca o straniera che vuole imparare in modo approfondito la lingua italiana, è importante conoscere almeno superficialmente i dialetti più importanti d’Italia?

Certamente, per una persona che si occupa dell’arte e della cultura italiana, la conoscenza della lingua è fondamentale. Il linguaggio molto spesso riflette la cultura e la cultura spiega i cambiamenti nella lingua. Quindi per me è ovvio unire le mie due discipline scientifiche: storia dell’arte e glottodidattica. Certamente avviene lo stesso con i dialetti. È vero che creano un poco di difficoltà agli studenti (così era anche per me quando ho iniziato a imparare l’italiano), ma conoscerli e familiarizzare con loro permette di capire meglio la mentalità degli abitanti delle singole regioni e delle città in Italia, facendoceli sentire più vicini. I dialetti dimostrano la ricchezza linguistica di una nazione ed è estremamente affascinante conoscerli, scoprendo le varie sfumature, l’origine delle parole o le loro variazioni. Ovviamente, l’apprendimento dell’italiano richiede molto lavoro, e “familiarizzazione” con i dialetti individuali è un lavoro lungo e complesso, ma ora i metodi e i materiali d’insegnamento moderni favoriscono l’apprendimento della diversità linguistica, il che aiuta a comprendere le differenze tra i dialetti. Inoltre, ovunque io sia stata, ho incontrato una grande gentilezza da parte degli italiani, che erano molto felici che qualcuno fosse affascinato dalla loro lingua e volesse impararla per poter comunicare con loro. Questa è una grande motivazione per tutti gli studenti di lingue, compresi i miei studenti. E per questo siamo molto grati a voi italiani.

6) Come insegnante di lingua italiana quali pensi che siano le difficoltà grammaticali e sintattiche più difficili da assimilare e digerire per coloro che si accingono ad apprendere questa lingua?

Naturalmente, ci sono soggetti grammaticali che fanno sempre battere forte il cuore degli studenti. Questi sono certamente gli articoli e il loro uso e le preposizioni. La moltitudine di tempi e modalità suscita anche molta “trepidazione” tra gli studenti. Tuttavia… tutto dipende dall’approccio dell’insegnante. Sebbene attualmente molte scuole di lingue si concentrino principalmente sulla comunicazione (come è giusto che sia), io cerco di convincere i miei alunni e studenti (molto spesso futuri insegnanti d’italiano) che la grammatica è affascinante, bella e… necessaria. Certo, si può parlare non usando correttamente la grammatica ed essere egualmente capiti, ma non è un vero piacere linguistico quando parli con qualcuno che sa esprimersi correttamente? Allora qual è il segreto per insegnare a imparare la grammatica? Sto cercando di convincere i miei studenti che… non sono “i traduttori online” e non devono (o nemmeno dovrebbero) tradurre tutto dalla loro lingua madre a una lingua straniera (questo è probabilmente il problema più comune che incontro). Dobbiamo imparare una lingua in modo tale da iniziare a pensare e sentire in quella lingua. Come farlo? Imparando intere espressioni, conoscendo l’immagine piena delle strutture grammaticali, ascoltando il più possibile in una data lingua e non avendo paura di parlare dalla prima lezione, e soprattutto … andando frequentemente in Italia e per praticare la lingua e conoscere le persone che la usano ogni giorno.

7) Mi è parso di capire che tu sia particolarmente interessata all’archeologia e che in Italia l’antichità eserciti una forte attrazione su di te. Puoi descrivere qualche tua esperienza particolarmente coinvolgente nelle tue esplorazioni in siti archeologici italiani?

Verissimo, dico spesso che se potessi scegliere di nuovo il mio primo corso di studi, sarebbe certamente l’archeologia dell’antica Grecia e di Roma a catturarmi! Fortunatamente, il lavoro di ricercatrice di storia dell’arte antica e medievale mi dà l’opportunità di entrare in sintonia non solo con le opere d’arte, ma anche con i monumenti archeologici. Ho anche il grande piacere di lavorare con meravigliosi ricercatori italiani, soprattutto archeologi, che continuano a contagiarmi con il loro amore per l’antichità. La persona che mi ha mostrato molti luoghi davvero affascinanti (principalmente nel campo dell’archeologia dell’antica Roma e dei monumenti delle culture italiche ed etrusche) e con cui ho un grande piacere di collaborare su molti progetti scientifici è la Dott.ssa Francesca Ceci dei Musei Capitolini. La sua vasta conoscenza e passione sono per me una fonte inesauribile di ispirazione. Cerco anche di trasmettere questa conoscenza, non solo insegnando agli studenti, ma anche creando presentazioni che diffondono la conoscenza dell’archeologia greca e romana antica per bambini, adolescenti e studenti dell’Università della Terza Età. Spero anche che anche il nuovo corso di studi della mia Università – Italianistica – creato un anno fa e divenuto molto popolare, contribuisca allo sviluppo non solo di contatti scientifici con ricercatori italiani, ma consenta anche a molti di loro di trasmettere conoscenze ai nostri studenti sulla lingua italiana e sulla cultura italiana. Ci conto davvero.

8) Adesso che sei una professoressa affermata e una eccellente conoscitrice della nostra lingua e della nostra cultura siamo curiosi di conoscere qualche tua riflessione sul popolo italiano, in quanto a tratti specifici, caratteristiche eccetera. E, infine, secondo te, che cosa gli italiani di oggi hanno ancora in comune con i popoli italici del passato?

Per me l’opportunità di studiare arte, cultura e lingua italiana è un grande piacere e un’occasione di vero arricchimento. I professori da cui ho avuto l’opportunità di apprendere i metodi della ricerca mi hanno insegnato un grande rispetto per il passato e per le opere d’arte, da cui abbiamo la possibilità di vedere e conoscere questo straordinario retaggio, che costituisce un vero e proprio patrimonio dell’umanità. Lo studio delle culture antiche e medievali è quindi non solo una passione, ma anche una sorta di “contributo culturale” che possiamo lasciare alle generazioni future. Questo passato pieno di storia e di arte è visibile anche nel presente. Perché osservando la cultura odierna, possiamo vedere quanto lo dobbiamo a quelle antiche, dall’età classica, al Medioevo e infine all’epoca moderna e contemporanea. E ciò è visibile in Italia ancora oggi. Molte caratteristiche tipicamente italiane sono state indubbiamente modellate dai cambiamenti storici: l’orgoglio per il patrimonio comune, l’apertura alle altre persone, la diversità e la ricchezza culturale sono solo alcune di queste. So che la cultura, soprattutto la storia e l’arte italiana non finiranno mai di affascinarmi. Questa passione probabilmente non può essere completamente spiegata. Si tratta di qualcosa che forse abbiamo tutti nell’animo e credo che come essere umani siamo stati predisposti proprio per poterla sviluppare. Penso di aver già trovato la mia passione, che vorrei semplicemente condividere con gli altri nel modo migliore possibile.

https://sites.google.com/site/aleksandrakrauzekolodziej/

https://pracownik.kul.pl/olak019

https://kul.academia.edu/AleksandraKrauzeKolodziej

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