Ho già avuto occasione di dire che tutta la penisola italica, dalle Alpi all’estremo sud della Sicilia, è sempre stata meta di ogni tipo di visitazione (tanto per usare un eufemismo!). Dal Rinascimento in poi, inoltre, per l’intellettuale proveniente da ogni parte del mondo, il tour italiano, più che una prassi era diventato un obbligo imprescindibile. I polacchi, naturalmente non erano da meno. Il sottoscritto, avendo insegnato la lingua italiana nelle università straniere, sa perfettamente che il fascino dell’Italia tutta, nel chiaroscuro dei suoi aspetti, calamita anche oggi, in modo irresistibile, chiunque sia curioso o interessato al mondo dell’arte e ad altro. Non mi stupisce, dunque, che Piotr Pokorny, polacco con una forte propensione per lo studio della nostra lingua e della nostra cultura, oggi ci abbia fatto questo bellissimo regalo. Si tratta di un suo soggiorno nell’isola di Procida che, come tutti sapete, nel 2022, sarà capitale della cultura, quindi luogo di grandi avvenimenti culturali. Molti sanno anche che le isole più famose del golfo partenopeo sono Ischia e Capri, ma, per chi ha la fortuna di visitare Procida, è molto probabile che cambi idea. Piotr ne parla come un’isola dall’atmosfera mistica. E,credo, che questa sia la verità.
Grazie Piotr, grazie di portare questa straordinaria realtà nel tuo cuore. Vedrai che il richiamo del suo misticismo ti obbligherà a ritornarci per essere respirata e accarezzata da te.
Guido Parisi

Qualche giorno fa, durante la mia quotidiana rassegna stampa, la mia attenzione si è focalizzata sull’informazione che Procida, una piccola isola ubicata nel Golfo di Napoli, era stata scelta come capitale italiana della cultura 2022. Questa notizia mi ha entusiasmato, in quanto ha subito rievocato in me i numerosi soggiorni in questo angolo da favola, dove sempre ritrovavo la calma, la mistica del mare e lo charm del pittoresco borgo di pescatori.
Vorrei dedicare questo testo a Marina Pisaturo (il cui nome cito qui con la sua approvazione), l’ex profesoressa della scuola media di Procida, mia guida e mia cara amica, che mi ha ospitato numerose volte nella sua casa ed a cui devo tutte le informazioni che intendo condividere con i gentili lettori.

Procida, Marina Grande
Alla scoperta di Procida
Ricordo quella calda e serena mattina della fine di settembre 2009, quando per la prima volta sono sbarcato a Marina Grande di Procida. Quando sono sceso dal traghetto, ho visto la mia amica che mi stava aspettando. Ci siamo salutati cordialmente e dopo aver preso un caffè nel bar del porto, siamo saliti sul suo motorino per fare un giro per l’isola.
Marina guidava il motorino con grande disinvoltura. Lei conosceva perfettamente tutta la rete stradale della piccola isola di soli 4 chilometri quadrati di superficie, dove abitano circa 10 mila persone, il che la rende una delle isole più popolate del Mar Mediterraneo.
Procida è una delle quattro Isole Flegree, ubicata a poca distanza da Ischia, che è l’isola più grande e senza dubbio la più famosa dell’arcipelago, nota per il mare cristallino e le acque termali. Procida, che dista solo pochi chilometri da essa, sembra essere sua sorella minore.
Osservando incuriosito, durante la nostra escursione, il panorama di questo incantevole posto, ho scoperto subito che il paesaggio era molto diversificato. C’erano luoghi densamente popolati, ma anche quelli selvaggi, disabitati, dove regnava la natura incontaminata per quanto si trattasse di un frammento di territorio, denominato isolotto di Vivara, collegato a Procida da un ponte. Ivi, infatti, si trova una riserva naturale.
A Procida ci sono numerose spiagge, che variano una dall’altra per la loro grandezza e per il colore della sabbia le cui sfumature cambiano dal giallo al grigio scuro, di provenienza vulcanica, il che chiaramente segnala le caratteristiche dell’area dove ci troviamo.
Geograficamente Procida appartiene al territorio dei cosiddetti Campi Flegrei, cioè una zona, conosciuta già dall’antichità per la sua vivace attività vulcanica. In quest’area, in fondo al mare, c’è uno spaventoso supervulcano, che sebbene addormentato da 10 mila anni, non smette di minacciare le popolazioni locali. Le conseguenze di una eventuale eruzione sarebbero tragiche non solo per gli abitanti di quest’area, ma per gran parte del territorio continentale.
A pochi chilometri da Procida, sulla terraferma, ci sono la famosa Solfatara, nota per la costante emissione di gas ad alta concentrazione di zolfo, il cui buon influsso sulla salute era apprezzato dagli antichi Greci e Romani, e il Monte Nuovo ossia un vulcano recente, che si formò da un giorno all’altro, circa 500 anni fa e la cui spontanea eruzione distrusse il vicino borgo medievale.
Un po’ di storia
Una volta tornati a casa di Marina, situata a Coricella, il rione più pittoresco di Procida, la mia amica, che all’epoca era insegnante di storia, mi raccontò una leggenda molto interessante o piuttosto un mito legato alla provenienza dell’isola.
In epoca classica, sia Procida che Ischia, furono le protagoniste di uno dei miti greci. Secondo la tradizione classica, proprio qui si svolse la celebre lotta tra Zeus e i Giganti. La loro battaglia sanguinosa finì con la sconfitta di questi ultimi, i cui cadaveri furono sepolti sotto due blocchi di roccia, gettati da Zeus in mare. Così, secondo il mito, si formarono le due isole vicine citate prima. Collocare queste scene violente proprio qui, probabilmente serviva agli antichi, per poter spiegare l’attività vulcanica di questa regione, i cui veri motivi erano per loro incomprensibili.
Rimaniamo ancora per un po’ in ambito classico. La seguente storia presentata da Marina fu altrettanto interessante. Si tratta di Cuma, l’antica città distante alcuni chilometri sulla terraferma. All’epoca, Cuma era un centro religioso, noto per i suoi numerosi templi greci, ma soprattutto per la figura della famosa Sibilla Cumana che nell’antichità era considerata una delle più importanti figure profetiche e il cui nome fu perfino citato da Virgilio nel libro III del suo grande poema, l’Eneide.
Nei dintorni di Cuma c’è un altro posto mitico, cioè il lago d’Averno, che giace all’interno di un vulcano spento, dove secondo la tradizione greca e poi anche romana, era l’ingresso dell’oltretomba, ossia il mondo dei morti. Qualche secolo più tardi, con l’arrivo del cristianesimo, questo posto fu considerato come la dimora terrestre di Lucifero.
Le finestre del salotto dove ascoltavo con grande interesse i racconti di Marina, davano sul mare da cui, in lontananza, si profilava la sagoma della splendida Capri. Girando invece lo sguardo a sinistra, in alto, si vedeva la cima di una collina sulla quale dominava il castello d’Avalos. Questa struttura medievale faceva parte centrale della cosiddetta Terra Murata, vale a dire un rione medievale protetto dalle mura, dove nel passato gli abitanti potevano nascondersi dagli attacchi nemici.

Procida, Terra Murata
Nei secoli successivi il castello fu trasformato dai Borboni in tenuta di caccia, poi qui ebbe sede una scuola militare. Infine diventò un carcere che fu chiuso negli anni Ottanta del secolo scorso. Da quel momento il palazzo è stato abbandonato, cadendo gradualmente in rovina.
I tempi contemporanei
Come si può immaginare, l’economia procidana da sempre è stata fortemente legata al mare. Non stupisce quindi il fatto che proprio qui nel 1875, fu fondato l’Istituto nautico più antico d’Europa. L’epoca d’oro dell’isola ebbe luogo nel Diciassettesimo e nel Diciottesimo secolo, quando a Procida funzionavano cantieri navali nei quali varavano le navi di legno di grande cabotaggio, come i celebri brigantini, capaci di affrontare la navigazione oceanica.
Questi cantieri non ci sono più, ma sono rimaste le bellissime case dei loro proprietari, nei cui spaziosi e soleggiati giardini vengono tuttora coltivati i saporiti limoni con cui si produce il limoncello, ovvero il famoso liquore al limone.
La romantica Coricella

Come ho già menzionato, la parte più pittoresca di Procida è senz’altro Coricella. E proprio qui, nel cuore di questo caratteristico borgo di pescatori, famoso per le sue piccole case dipinte con colori pastello di diverse tonalità, si trovava la casa di Marina.
In questo insolito posto non succede quasi mai che due case vicine siano pitturate con colori simili. Si dice che tale particolarità derivi dal fatto che i pescatori, per non provare la malinconia quando erano in mare, volevano da lontano poter riconoscere le proprie case, dove le famiglie aspettavano il loro ritorno.

Procida, Coricella
Temo che mi manchino la bravura e le parole adatte per descrivere tutto il fascino di Coricella, vero e proprio angolo da favola. È roba da poeti, piuttosto che di un occasionale utente della lingua del “sì”. In questo posto, solo pochi metri dalle case in cui abitano i pescatori, sono ormeggiati piccoli pescherecci. Ogni mattina, prima dell’alba, il rumore monotono dei motori fa svegliare la popolazione locale. È il segnale che i pescatori vanno in mare.
Di sera, quando finalmente il viavai giornaliero si tranquillizza, basta aprire le finestre per sentire il suono delle onde e per far entrare la brezza nelle case. Quante volte mi succedeva di sedermi sul balcone, nella calma notturna guardando l’orizzonte! Di fronte a me, quasi a portata di mano, galleggiavano i pescherecci, più avanti brillava il mare la cui superficie scura rispecchiava pallidi raggi di luna e in fondo, lontano lontano all’orizzonte emergeva nell’oscurità notturna la mitica Capri, che in quelle notti lunghe e solitarie mi teneva sempre compagnia. In quei momenti particolari mi sentivo parte di questo meraviglioso mondo dell’antica cultura mediterranea.

Isola di Capri vista dal balcone in Coricella
Le tracce di Procida sono visibili nella cultura contemporanea, nella letterartura e nel cinema. Qui si svolge la trama del famoso libro intitolato Isola di Arturo di Elsa Morante, qui è stato girato il film Il postino che nel 1996 ha meritato il Premio Oscar.
Diventare la Capitale italiana della cultura del 2022 sicuramente sarà una grande opportunità per l’economia procidana. Spero che gli abitanti la sfruttino nel modo opportuno, considerando che l’isola non perderà niente del suo carattere unico.