L’orizzonte degli eventi – Iwona Kazun

Lo scritto di Iwona è soprattutto un messaggio.

Cari amici, sapete bene che parte dello spazio del nostro blog è dedicato a chiunque voglia esprimere i propri pensieri, opinioni, commenti ed altro su argomenti che riguardano i vari aspetti della vita, le pieghe e le piaghe dell’anima, le emozioni. gli imprevedibili eventi che si incontrano sui propri percorsi. Soprattutto in questo anno e più di pandemia che ha sconvolto l’intera umanità, l’esigenza di una riflessione profonda sul significato di quello che ci stava succedendo ha spinto tante persone ad esprimere in vari modi i propri disagi, le preoccupazioni e, perché no? anche le speranze. Le speranze di un rinnovamento radicale che sarebbe germogliato dal cespuglio spinoso della sofferenza e del dolore. La nostra Iwona, artista e collaboratrice assidua di ArteCultura, fa un’analisi profonda di questo momento epocale scavando nell’assurdità della fragilità nostra e di quella della natura. Ma l’angoscia che deriva da questa esperienza, per lei, così come per Kierkegaard, non è qualcosa di mortale, bensì uno strumento di redenzione e di riscatto. Una nuova luce che si profila all’ “orizzonte degli eventi” scaturisce allorquando siamo capaci di fermarci, di riflettere, di stare in silenzio e nel silenzio, alla ricerca di noi stessi e del senso della vita. Allora ritornerà il gusto e il godimento, la gioia nell’ascoltare il cinguettio degli uccelli o di riempirsi i polmoni di ossigeno tuffandosi in un tappeto di foglie.

Complimenti Iwona, hai dato il meglio di te stessa non soltanto per il contenuto, ma anche per la forma. Stile ricercato, linguaggio raffinato, sintassi corretta. Bravissima. E tante grazie.

            “L’orizzonte degli eventi”

   Le prime luci dell’alba illuminarono il foglio bianco… e la mano stremata mise il puntino sulla “i”. L’orizzonte degli eventi. Si!

Sembra un titolo inventato da un poeta oppure da un artista. Sembra il titolo di un romanzo o di un film. Una narrazione che racconta la storia dei nostri tempi. I protagonisti siamo noi: io, tu che leggi, colui che ascolta terrorizzato dalle ultime notizie, colei che piange la morte del marito tanto amato.

Protagonisti e antagonisti, artefici della propria vita e vittime passive del crudele destino, delle proiezioni inconsce dell’ombra dell’umanità!

Saltuariamente le calamità della vita, i momenti di angoscia individuale e collettiva, la rivelazione folgorante della nostra fragilità e della nostra mortalità ci spingono a riflettere e a porci l’antica domanda: cosa troviamo oltre il confine della vita? Che senso ha il nostro Essere?

Timidamente ci interroghiamo sul significato della sofferenza, della vita segnata dal disincanto che appare improvvisamente insopportabile perché fuori dal nostro controllo.

E risulta ancora più difficile scoprire il vero volto dell’uomo e riconoscere le profondità e le ricchezze spesso celate nell’inconscio… dimenticate. Risulta difficile fare silenzio, sfuggendo all’assedio degli stereotipi creati in questa società , all’ esibizionismo, al chiacchiericcio privo di significato.

Rientro in me stessa, in cerca  di quella dimensione perduta, nostalgicamente ricreata nel mondo interiore , dove il paesaggio è sempre baciato dalla luce, e regna la primavera. Viviamo in un’epoca caratterizzata dalla perdita dei grandi valori, dalla confusione, dall’incomunicabilità, dal caos onnipresente. Cerco il contatto emotivo con la Natura, la vicinanza col prossimo, l’amore incondizionato e il suo potere salvifico.

Intanto una voce lontana, roboante, risuona come un tuono e le parole gravi si abbattono sul suolo facendolo tremare :

“Homo homini lupus est!”

E trema anche l’anima….

Poi il silenzio…

Faccio del silenzio il mio nutrimento quotidiano, sperando di acquisire quella limpidità dello sguardo necessaria per poter percepire una realtà nuova e al contempo arcaica, quella beatitudine primordiale, incontaminata delle origini dell’umanità. È un silenzio che rimanda l’uomo a Dio, alla sorgente della Parola. È un modo più consono alla creatura umana per comunicare con il suo Creatore. Percorrendo i sentieri dell’Essere , nella notte dei tempi , in una dimensione atemporale arriviamo alla fonte inesauribile della verità. Il principio e la fine. Il Logos.

Ma cosa è accaduto durante questo interminabile percorso? La parola creativa, amorevole, generosa  è completamente trasmutata . Ha assunto delle sfumature diverse, è diventata una parola disperata, terrificante, manipolatrice e distruttiva .

La Torre di Babele.

Le parole proiettili.

Le parole veleni.

Le parole vuote, incomprensibili, distaccate, confuse, incontrollabili!

I silenzi parlati come i mattoni creano i muri insormontabili, separano le persone, sgretolano i rapporti e gettano nella solitudine. E più ci sentiamo incompresi nel nostro Essere e più ci sentiamo soli.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di andare  verso l’altro, incontrare l’altro nel deserto dell’incertezza , guardarci negli occhi per comprendere che ciò che vediamo negli altri , non è altro che il riflesso della nostra anima. Più che mai abbiamo bisogno di essere abbracciati insieme a tutte le fragilità per ritrovare la forza vitale. Per ritrovare la speranza.

Cerco le risposte interrogando la natura. Ascolto i suoni provenienti dal lontano Universo , il mormorio degli alberi, gli uccellini nascosti tra i loro rami, il chiacchierio allegro delle foglie danzanti insieme ai minuscoli fotoni. Sento riecheggiare le parole di Herman Hesse:

” Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano la legge primigenia della vita…”

Abbiamo bisogno di ascoltare le antiche saggezze degli alberi per guarire .

Ora che siamo arrivati all’orizzonte degli eventi.

Non è un’invenzione artistica , è un’invenzione scientifica originata da grande Einstein che portò alla scoperta dei buchi neri. L’orizzonte degli eventi è una previsione delle relatività che dovrebbe dare luogo ad un confine che tanto la materia quanto la luce non possono attraversare….

Mi è venuto in mente perché se c’è una cosa in grado di rappresentare in pieno l’angoscia esistenziale dell’uomo moderno nei tempi della pandemia…. è proprio questa dei buchi neri.

Immagino un luogo in cui si arriva per il volere del destino, un luogo del quale nulla si può sapere fino a quando non si varca quella soglia fatale.

Una metafora della morte e dell’incertezza.

Siamo arrivati quindi al confine? Sicuramente sì. Ma ogni fine è un nuovo inizio. È arrivato il momento di capovolgere la clessidra del Tempo, si è arrivati al capolinea e si riparte!

Intanto le nuvole scorrono sopra la mia testa e gli alberi sussurrano le loro verità colmando le vite di un senso nuovo , di luce. Chi sa comprendere può toccare il Cuore!

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