Guido Parisi

In seguito alla pubblicazione del ruolo avuto dal titolare del Bar Ristorante “Il Cappuccino”, sito nel Parco di Chrozow, e del suo titolare Krzystof Jaczynski, collaboratore nelle attività della Società Dante Alighieri di Katowice, mi è stato chiesto di ripercorrere sommariamente la storia di questa istituzione, dalla sua fondazione fino al tempo del mio congedo avvenuto nel 2016. Purtroppo, parte della documentazione è custodita nel mio archivio di Katowice, per cui mi limiterò a descrivere alcuni momenti salienti del percorso che mi ha visto protagonista di quella straordinaria impresa. La prima cosa da chiarire è che il primo Comitato della Dante è stato presente a Katowice nel ventennio della Seconda Repubblica Polacca dal 1918 al 1939. In tutta la Polonia la Società Dante Alighieri era attiva in tre città: Cracovia, Lodz e Katowice. A Varsavia questa istituzione non ebbe fortuna. Ci sono stati diversi tentativi di crearne una – del che ne sono personalmente testimone – ma l’operazione non è mai andata in porto. A Lodz e a Katowice furono chiusi i Comitati con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale. Credo che oggi tutti coloro che hanno a che fare con il mondo italiano, con la sua cultura e soprattutto con la sua lingua, sappiano che questa istituzione fu creata con lo scopo di diffondere e di mantenere vivo l’interesse per l’Italia nel mondo. Tuttavia , i primi comitati sorsero in quelle regioni in cui gli italiani là portati per motivi di lavoro avessero la possibilità di vedere in questa presenza non solo un centro di cultura quanto un punto di aggregazione e di mediazione con i popoli delle nazioni ospitanti. Né restava secondario il suo ruolo di collegamento con le rappresentanze diplomatiche italiane sul territorio. La Slesia, inutile rammentarlo, era ed è un bacino industriale importantissimo, per cui la manovalanza italiana era numerosa. Durante le mie ricerche riguardanti qualche testimone ancora vivente della Dante del ventennio, ebbi la fortuna, nei primi anni in cui abitavo a Katowice, di conoscere la maestra polacca, ormai molto anziana, che insegnava la lingua italiana nel Comitato di Katowice. Non ebbi modo di parlare molte volte con lei, ma gli sporadici incontri furono colmi di emozioni.
Approdai nella città di Katowice nel 2003, dopo aver scartato Varsavia, San Pietroburgo e un paio di città in Brasile. Ero reduce dalla Lituania, dal Canada e dalla Finlandia, per cui il sud della Polonia mi faceva quasi sentire dietro l’angolo di casa mia. In verità io ero destinato al dipartimento di lingue romanze sito a Sosnowiec, ma ero ospitato dall’albergo universitario di Paderewskiego a Katowice. Feci un po’ fatica all’inizio a comprendere i motivi di questa dislocazione, ma con il tempo si riesce a capire tutto. Devo dire che era molto antipatico doversi alzare alle cinque del mattino in pieno inverno e raggiungere l’università alle otto per la prima lezione. Oggi è meno scomodo: ci sono tanti mezzi e la neve e il freddo di allora non esistono più.
Permettetemi una breve divagazione a proposito del freddo e della neve. Da napoletano e meridionale non sapevo bene che cosa significasse vivere a venti gradi sotto zero e farsi largo con gli scarponi tra la neve alta del primo mattino. Ma dopo dieci e più anni di vita passata nel nord del mondo lo imparai bene. Tra le mie riflessioni paragonando la neve delle diverse nazioni in cui avevo vissuto, mi chiedevo sempre con ossessiva insistenza perché il sapore e il colore della neve fossero diversi da posto a posto. Il bianco della neve del nord America è quasi accecante e il suo sapore un po’ amaro. Forse un’impressione, una suggestione, chiamatela come volete, ma credo che sia così. Mi piace il sapore della neve lituana e di quella polacca, non so descrivere esattamente le sfumature che il palato intercetta, ma te la tieni più volentieri sulla lingua. Forse su questo argomento ci ritornerò.
Ma come incominciano i miei primi contatti con la Società Dante Alighieri? Incominciano a Vilnius nel 1994. Io avevo un doppio incarico. Insegnavo nella prestigiosa università di quella città ed espletavo un incarico extra accademico presso l’Ambasciata d’Italia. In quel tempo l’Istituto di cultura non esisteva ancora, per cui mi furono affidati compiti attinenti alla cultura. L’ambasciatore, Franco Tempesta, diplomatico pragmatico e lungimirante, dispose che avremmo dovuto incoraggiare la presenza di istituzioni culturali italiane in quella nazione. C’era già un comitato della Dante a Kaunas, molto ben diretto, ma bisognava attivarne degli altri. Fu così che incominciarono i miei rapporti con la sede centrale della Dante a Roma. Il primo successo fu l’inaugurazione del Comitato di Panevezys nel nord della Lituania. Mi occupai della Dante anche ad Ottawa, sicché, l’Ambasciatrice Anna Blefari che nel primo decennio di questo secolo era a Varsavia, mi convocò in ambasciata per un colloquio riguardante la possibilità di riesumare lo scomparso comitato del ventennio. Al colloquio era presente anche il Segretario Generale della SDA, Alessandro Masi.
Fine della prima parte