Guido Parisi
Ho brevemente parlato di come sia nato il Comitato della SDA di Katowice. Non sono entrato nei dettagli perché, non avendo a portata di mano la documentazione necessaria, ho ritenuto necessario sorvolare. Del resto coloro che un giorno vorranno fare una ricerca storica su questa istituzione potranno servirsi dell’archivio.
Tuttavia voglio soffermarmi su alcuni punti chiave che, dal mio punto di vista, spiegherebbero le ragioni di quanto menzionato nel titolo di questo articolo. Sappiamo ormai tutti (diciamo quasi tutti) che i legami tra Italia e Polonia percorrono un arco di tempo considerevole e toccano diversi aspetti sociali, economici, culturali , religiosi eccetera. Più o meno quanto molti altri Paesi dell’Est europeo: Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e naturalmente Russia. E’ superfluo dire che il Rinascimento italiano ha costituito un tale concentrato di conoscenza del “bello” da far sì che l’Italia divenisse esportatrice di idee, di tecniche e di magie. Nello stesso tempo è divenuta una calamita irresistibile non solo per intellettuali, artisti, studiosi e tanti altri di cultura elevata, ma anche per gente semplice, curiosa di questo ponte geografico tra nord e sud del mondo che ha sempre avuto un ruolo determinate nei movimenti e nelle politiche dei popoli. La seduzione della nostra lingua, poi, del “bel canto“, ha finito per essere il nostro vero fiore all’occhiello. Ho insegnato la lingua italiana in mezzo mondo e di questo ne sono ben consapevole. Ricordo quando i miei studenti di diverse decadi fa mi elencavano i successi dei festival di Sanremo; ricordo quando mi parlavano di un cantante “Robertino”, che spopolava nei paesi dell’est, mentre era un perfetto sconosciuto in Italia; ricordo quando mi raccontavano che durante le proiezioni della “Piovra” in cui Michele Placido interpretava il commissario Cattanei, tutti si raggruppavano di fronte ai televisori.
Non c’è dubbio che l’era comunista abbia costituito un grande ostacolo alla comunicazione tra i nostri popoli, ma non bisogna pensare che l’interesse per il mondo italiano fosse spento. C’erano diversi canali per tenere vivo il richiamo. C’era un papa polacco che contribuiva grandemente a far sì che i nostri legami si rafforzassero; nell’Alta Slesia, regione che io conosco meglio, gli stabilimenti Fiat a Bielsko e a Tychy, facevano sì che, in vari modi, avvenissero contatti più o meno diretti tra italiani e polacchi. A Katowice era nata la grande associazione Italia-Polonia, a cui aderiva un grande numero di soci. Certamente per molti l’aspirazione era quella di andare in Italia, ma era comunque un modo per avvicinarci e toccarci.
Dando vita al progetto del Comitato, io avevo intuito che si stava creando un’opportunità immensa per i nostri contatti e che la cultura sarebbe stata il veicolo più forte e indovinato per realizzare una comunicazione diretta e concreta fatta di insegnamento della lingua, di eventi culturali e ludici, di presenza della Dante nelle scuole, ma anche di semplici incontri in pub e ristoranti.
Devo dire che il propagarsi dei social ha enormemente contribuito alla comunicazione tra popoli e questo naturalmente è valso anche per noi. Tuttavia devo menzionare e lodare un altro italiano a Katowice che ha saputo usare e sfruttare in senso positivo i social affinché la sua pagina Fb diventasse strumento di una grande ed importante aggregazione delle nostre comunità. Parlo di Marco Antonini e della sua pagina “Italiani a Katowice”. Grazie Marco, vai avanti con il tuo progetto, questo ti renderà onore..
Chi altro ringraziare per i traguardi raggiunti fino alla data del mio congedo? Dell’Ambasciatrice Anna Blefari ne abbiamo parlato., fu lei la prima sostenitrice del progetto. Poi devo e voglio ringraziare i tanti amici polacchi che hanno messo a disposizione scuole, cinema, ristoranti per i nostri eventi; tanti intellettuali, artisti ed esperti in vari campi che hanno fatto conferenze gratis. Ringrazio l’ex direttore dell’Istituto di Cultura di Cracovia, Ugo Rufino, che è stato l’unico rappresentante della nostra diplomazia a sostenerci economicamente. Una nota molto negativa, invece, va fortemente sottolineata per tutte quelle aziende italiane presenti sul territorio che hanno negato e rinnegato promesse fatte e mai mantenute. Purtroppo il patriottismo è qualcosa di ancora estraneo per i popoli italici. Questa è la grande pecca di cui soffriamo.


